Interoperabilità dei dati e pubblica amministrazione: la chiave della digital transformation

Forse in questi giorni avrai spesso sentito parlare di interoperabilità dei dati come la chiave della digital transformation

Questo perché è soltanto di qualche settimana fa la notizia che l’AgiD – l’Agenzia per l’Italia Digitale – ha reso note le sue Linee Guida sull’Interoperabilità tecnica delle Pubbliche Amministrazioni e le Linee guida Tecnologie e standard per la sicurezza dell’interoperabilità tramite API dei sistemi informatici

Il tema dell’interoperabilità per l’erogazione di servizi e lo scambio di informazioni nella PA, rappresenta uno tra i temi più importanti nell’ambito dello sviluppo del digitale nella Pubblica Amministrazione insieme alla sicurezza dei dati e dei sistemi e alla gestione dell’identità anche in chiave anagrafica.

In questo articolo andremo a dare una definizione chiara del concetto di interoperabilità dei dati e delle informazioni, e il motivo per cui può davvero essere considerata come la chiave della digital transformation nella PA.

Continua a leggere per saperne di più!

Interoperabilità: cos’è 

Il CAD – Codice dell’Amministrazione Digitale – all’interno del suo art. 1 del Capo e Sezione I, provvede ad indicare la seguente definizione per il concetto di interoperabilità nella Pubblica Amministrazione: 

Caratteristica di un sistema informativo, le cui interfacce sono pubbliche e aperte, di interagire in maniera automatica con altri sistemi informativi per lo scambio di informazioni e l’erogazione di servizi.

L’interoperabilità consente quindi alle persone  e alle organizzazioni di collaborare in piena sinergia tra loro, condividendo dati in modo sicuro, efficace e veloce, riducendo al minimo le possibilità di commettere eventuali errori.

In questo contesto, il nuovo Modello di interoperabilità costituisce un elemento portante del Piano triennale per l’informatica nella PA 2021-2023.

Nel Piano Triennale viene anche definito il concetto di API – Application Programming Interface: 

Interfaccia per la programmazione di applicazioni, ovvero serie di convenzioni adottate dagli sviluppatori di software per definire il modo con il quale va richiamata una determinata funzione di una applicazione”. 

Questa definizione deve essere completata con il riferimento al modello di interoperabilità che si trova all’interno del capitolo 5 dello stesso Piano Triennale. Tutti coloro che aderiscono al Sistema Informativo della Pubblica Amministrazione devono adottare questo modello nel momento in cui sviluppano servizi abilitati all’integrazione applicativa.

I 4 livelli di interoperabilità

Quando parliamo dell’interoperabilità, è opportuno aver ben chiaro che questa riguarda diversi livelli:

  • Interoperabilità a livello di semantica: al fine di gestire in modo efficace la condivisione e la comunicazione di dati e informazioni tra diversi sistemi e banche dati; 
  • Interoperabilità tecnica: è necessaria per garantire lo scambio di dati e informazioni tra i sistemi informativi delle diverse amministrazioni pubbliche in totale sicurezza. Affinché questo sia possibile è necessario implementare dei sistemi informatici. La scelta dovrebbe virare su un approccio incentrato su API – Application Programming Interface -, così come promosso dal Piano Triennale 2019-2021;
  • Interoperabilità giuridica: garantisce la consultazione, l’accesso e la condivisione di dati in totale sicurezza e nel rispetto della privacy;
  • Interoperabilità organizzativa: affinché ci sia un efficace coordinamento e siano stabiliti in modo chiaro compiti, ruoli e le modalità attraverso cui avvengono gli scambi.

È importante sottolineare come ognuno di questi livelli sia assolutamente necessario per realizzare un modello di interoperabilità efficiente, strutturato e virtuoso. Il tutto affinché questo conduca sulla strada della piena collaborazione tra le PA anche a distanza e tra Stati diversi. Così facendo viene semplificato lo scambio di dati e informazioni.

Tutti i vantaggi auspicati

Attraverso l’implementazione e l’adozione di un virtuoso modello di interoperabilità per lo scambio di dati e informazioni e l’erogazione di servizi, l’obiettivo non è soltanto quello di creare valore. Ciò che si vuole ottenere è anche tutta una serie di vantaggi a beneficio di imprese, professionisti e cittadini. 

Di seguito troviamo una lista di tutti i vantaggi auspicati: 

  • Risparmio di risorse da allocare diversamente;
  • Velocizzare l’intera burocrazia della PA, con la conseguente riduzione di eventuali errori;
  • Gestione efficiente dei dati e delle informazioni;
  • Creazione di nuovi posti di lavoro qualificati e più competenze digitali;
  • Offerta di un maggior numero di servizi che siano in grado di soddisfare meglio le esigenze di imprese e cittadini, erogati in modo più efficace, veloce e flessibile;
  • Professionisti, imprese e cittadini soddisfatti in quanto supportati – e non rallentati – dalla Pubblica Amministrazione in tutti gli ambiti.

Ecco che il nuovo Modello di Interoperabilità dà la possibilità di una collaborazione efficace tra Pubbliche Amministrazioni e tra queste e soggetti terzi. Il tutto grazie a soluzioni tecnologiche che garantiscono l’interazione e lo scambio di dati e informazioni senza vincoli sulle implementazioni, evitando integrazioni ad hoc.

Scendendo nel particolare: 

  • nel rispetto del diritto alla privacy, assicura l’accesso ai dati e alle informazioni della PA anche a soggetti terzi;
  • abilita lo sviluppo di nuove applicazioni per gli utenti della Pubblica Amministrazione; 
  • è progettato coerentemente con i principi declinati nel nuovo EIF – European Interoperability Framework – oggetto della Comunicazione COM(2017) 134 della Commissione Europea adottata il 23 Marzo 2017.

Affinché tutto questo si possa concretamente realizzare, risulta essere necessario intervenire nei diversi livelli di interoperabilità.

Ciò che è certo, è che in questo quadro l’interoperabilità e la trasformazione digitale sono strettamente legate tra loro e l’una è assolutamente necessaria all’altra.

 

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